Il Papa Giovanni Paolo II e il rosario
LA PREGHIERA DELLA FAMIGLIA E PER LA FAMIGLIA
«Il Rosario è la preghiera della famiglia e per la famiglia. Un tempo questa preghiera era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione. Occorre non disperdere questa preziosa eredità. Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie, utilizzando ancora questa forma di preghiera. Se nella lettera apostolica Novo millennio ineunte ho incoraggiato la celebrazione della Liturgia delle Ore, anche da parte dei laici nella vita ordinaria delle comunità parrocchiali e dei vari gruppi cristiani, altrettanto desidero fare per il Rosario.
Si tratta di due vie non alternative ma complementari, della contemplazione cristiana. Chiedo pertanto a quanti si dedicano alla pastorale della famiglia di suggerire con convinzione la recita del Rosario.
La famiglia che prega unita, resta unita. Il Santo Rosario, per antica tradizione, si presta particolarmente a essere preghiera in cui la famiglia si ritrova, i singoli membri di essa, proprio gettando lo sguardo su Gesù, recuperano anche la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi per comunicare, per solidalizzare; per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato nello Spirito di Dio.
Molti problemi delle famiglie contemporanee, dipendono dal fatto che diventa sempre più difficile comunicare. Non si riesce a stare insieme, sono assorbiti dalle immagini di un televisore.
Riprendere a recitare il Rosario in famiglia significa immettere nella vita quotidiana ben altre immagini, quelle del mistero che salva: l’immagine del Redentore, l’immagine della sua Madre Santissima.
La famiglia che recita insieme il Rosario riproduce un po’ il clima della casa di Nazaret: si pone Gesù al centro, si condividono con Lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da Lui la speranza e la forza per il cammino».
Giovanni Paolo II
(dall’esortazione apostolica, n. 41)
IL ROSARIO, UN TESORO DA RISCOPRIRE
Carissimi fratelli e sorelle! Una preghiera cosi facile e al tempo stesso così ricca, merita davvero di essere riscoperta dalla comunità cristiana.
Guardo a voi tutti, fratelli e sorelle di ogni condizione, a voi, famiglie cristiane, a voi ammalati e anziani, a voi giovani: riprendete con fiducia tra le mani la corona del Rosario, riscoprendola alla luce della Scrittura, in armonia con la Liturgia, nel contesto della vita quotidiana.
Che questo mio appello non cada inascoltato!
All’inizio del venticinquesimo anno di pontificato, affido questa Lettera apostolica alle mani sapienti della Vergine Maria, prostrando-mi spiritualmente davanti alla sua immagine nello splendido Santuario e Lei edificato dal beato Bartolo Longo. apostolo del Rosario.
Faccio mie le parole toccanti con le quali egli chiude la celebre Supplica alla Regina del santo Rosario:
«O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora dell’agonia. A te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo».
Giovanni Paolo II (dall’esortazione apostolica, n.43)