SAN ROMOLO, VESCOVO DI GENOVA Defensor Civitatis Sancti Romuli (Patrono della Città di San Remo)
Quinto Vescovo della Diocesi di Genova, Romolo (inizio V secolo) succedette nell'episcopato sulla cattedra genovese ai gloriosi Vescovi S. Valentino (312-325), S. Felice (325-345), S. Siro (345-380) e S. Diogene (381-400).
Molto più correttamente si dovrebbe datare la vita di Romolo al VII secolo, al tempo delle invasioni longobarde di Rotari.
Vita del giovane Romolo a Villa Matutia (SAN REMO) Originario della Riviera di Ponente, che all'epoca faceva parte della Diocesi di Genova, nacque e fu educato nella città di Villa Matutia. Cresciuto nella comunità Cristiana, fondata e guidata tempo prima dal Sacerdote Ormisda (corepiscopo nella pieve battesimale - futura chiesa di S. Siro - dell'allora Vescovo di Genova Felice, e da San Siro), sentì da giovane la vocazione e fu ammesso agli ordini sacri. Già durante il suo cammino formativo, si distinse per la retta condotta cristiana e la pratica di sante virtù. Romolo, Vescovo di Genova. Anni dopo, mentre si trovava a Villa Matutia, Romolo venne "eletto" Vescovo di Genova, dove dovette recarsi per svolgervi il proprio nuovo ministero. Tuttavia da lì a pochi anni, (640 d.C.) fu costretto a fuggire da Genova a causa delle invasioni longobarde del Re Lotari) e ritornò nella terra natale e continuò la missione pastorale iniziata anni prima. statua Attività episcopale a Villa Matutia attività religiosa Anche da Vescovo si distinse per la pia dedizione alle celebrazioni liturgiche, alla predicazione missionaria, alla cura delle anime, alla lotta contro le eresie e, come era neccessità in quei tempi, all'amministrazione della città. Seppe svolgere il ministero pastorale con rara prudenza e grande carità a favore degli orfani, delle vedove, e dei bisognosi. Fervente fu la sua attività di evangelizzazione e di lotta contro l'eresia ariana che, sconfitta anni prima dal Vescovo Siro, cercava di infestare nuovamente la fede della chiesa ligure. Splendido esempio di totale dedizione a Dio e alla preghiera, il Vescovo Romolo era solito ritirarsi sulle pendici del monte Bignone alle spalle della città, per dedicarsi a vita eremitica, e vivere in ascetismo e meditazione orante in una grotta.
attività civile Un'ulteriore nota caratteristica del suo ministero episcopale fu la bontà, "sembrava più un padre che un signore... era il padre dei poveri", e il dono di comporre dissidi d'ogni genere. Si meritò l'affetto e la devozione dei suoi fedeli concittadini, grazie alla sua abilità provvidenziale e coraggiosa iniziativa: ogni volta che vi erano attacchi saraceni o di altri invasori, egli sapeva incentivare la preghiera, riorganizzare i mezzi, razionare i viveri, attrezzare la difesa della città, incitare al coraggio o indicare quale estrema difesa, la fuga sulle colline dell'entroterra. Così facendo salvò innumerevole volte la popolazione dalle invasioni dei Saraceni che infestavano i mari e effettuavano sanguinosi massacri delle popolazioni della costa.
preghiera eremitica Nei periodi in cui viveva nell'eremo in montagna, i matuziani si recava addirittura in pellegrinaggio presso la grotta dove viveva il Vescovo Romolo pregando e chiedendo la protezione del Signore contro le carestie, le epidemie e le calamità che minacciavano la città, ahimè, con triste frequenza. Morte Il 13 ottobre del anno 440 (più probabilmente 660 circa), mentre si trovava in preghiera nel suo eremo, fu colto dalla morte, già in fama di santità. Venne sepolto nella Pieve battesimale dedicata al suo predecessore San Siro sotto al primo piccolo altare consacrato dallo stesso Vescovo Siro, accanto al corpo del Beato Sacerdote Ormisda (che fu un "corepiscopo" del Vescovo Felice a Villa Matutia") che già vi giaceva per volontà dello stesso Siro (scavi sotto all'odierno Battistero). Devozione per San Romolo. Il Vescovo Romolo fu subito venerato per i prodigi operati e i miracoli per cui intercedeva. Durante l’episcopato del Vescovo Sabatino di Genova (879), a causa delle continue scorrerie dei Saraceni lungo la Riviera di Ponente, le reliquie del santo furono traslate solennemente via mare e sotto scorta a Genova e deposte accanto a quelle dei suoi predecessori, i S. Romolo, vetrata absidale santi Vescovi Felice e Siro, nella chiesa dei Dodici Apostoli (poi della Basilica di san Siro. dedicata a San Siro). Nel 1019 furono traslate presso la Cattedrale di s. Lorenzo dal Vescovo Landolfo (1019-1034) che dispose la traslazione dei corpi di San Siro e Valentino) in cui nel 1188 fu fatta una ricognizione canonica dall'Arcivescovo Bonifacio, nel cui sepolcro trovò due epigrafi celebrative. Una seconda ricognizione venne disposta dall'Arcivescovo Jacopo da Varagine al termine di un Concilio Provinciale. (Un'ultima ricognizione venne effettuata nel 1942 per volontà del Arcivescovo Boetto) In occasione del trasferimento delle reliquie, i Matuziani ebbero la devota ispirazione di ingrandire la Pieve battesimale, luogo della sepoltura originaria di San Romolo. Costruirono così una chiesa più grande che fu consacrata dall'Arcivescovo di Genova, il Cardinal Siro II De Porcello nel 1143, intitolata a San Siro, col titolo di Prepositura (con 4 Canonici Agostiniani e un Preposto) che oggi è Basilica e Duomo della Città di San Remo e Concattedrale della Diocesi di Ventimiglia-San Remo. Fu molto venerato a Genova e dopo s. Siro è il vescovo con il maggior culto tributato. Defensor Civitatis della Città di San Remo Durante tutto l’Alto Medioevo il Santo Romolo fu venerato come patrono speciale di Matutia e si tramandano un gran numero di fatti prodigiosi attribuitagli in difesa di quella terra dagli invasori stranieri, tanto da meritarsi il tributo dell'Appellativo di Defensor Civitatis. Dal secolo XI la venerazione per il Santo Romolo crebbe anche grazie ai continui miracoli ottenuti per sua intercessione in difesa della città; per tale ragione i cittadini di Villa Matutia, decisero ad acclamazione di tribuatare un altro atto di fede e fiducia nei confronti del Santo. Il Comune quindi cambio devotamente il nome pagano di Villa Matutia, con quello di CASTRUM SANCTI ROMULI e più tardi CIVITAS SANCTI ROMULI (Città di San Romolo), che mantenne fino al XVI sec. San Remo probabilmente da una derivazione dialettale. IoIn Seguito il nome, per influenza della lingua dialettale locale, veniva declinato nel più breve "San Romolo", pronunciato "San Rœmu", da cui San Remo. Santino di S. Romolo, Vescovo, Patrono di S. Remo
La località dove il Santo si ritirava, ai piedi del Monte Bignone, è ora chiamata "San Romolo" ed è una frazione della città: la grotta (detta bauma) è stata trasformata in chiesetta, con l'ingresso protetto da una inferriata, e contiene all'interno una statua di San Romolo morente sopra un altare barocco. Festa liturgica. Se l'Arcidiocesi di Genova, in linea con il Martirologium Romanum, lo commemora il 6 novembre, insieme ai santi vescovi Valentino e Felice, nella città di San Remo si festeggia da tempo immemorabile il giorno della sua morte: il 13 ottobre. In questo giorno, festività cittadina, la Chiesa di San Remo celebra la Solenne Festa del Santo Patrono (art. 3 n. 6 dello Statuto della Città di San Remo).
Solenntià di San Romolo (13 ottobre). (clicca qui) Il giorno precedente (12) il Rev.do Canonico Prevosto della Basilica di San Siro canta e presiede i Solenni Primi Vespri. Alla S. Messa solenne del 13 ottbre, celebrata dal Vescovo della Diocesi di Ventimiglia-S.Remo, assistono i Rev.di Canonici della Basilica e Rev.di Parroci della Città di San Remo, alla presenza delle più alte autorità civili (Sindaco, Prefetto, Presidente della Provincia) e militari. Durante la S. Messa, il Sig. Presidente della Famija Sanremasca" insieme con il Sig. Sindaco offre al Mons. Vescovo recita la preghiera di intercessione a S. Romolo Vescovo il Cero votivo, che poi una volta acceso viene (foto L. Trevisan, riviera.24.it) posto davanti al "busto-reliquiario" di San Romolo. In seguito il Sig. Sindaco davanti al Busto, recita l'atto di dedizione ed affidamento al Santo Patrono, in nome di tutta la cittadinanza. Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Vescovo recita la preghiera di intercessione affinchè San Romolo continui a vegliare e proteggere la Città e i suoi abitanti. La sera del 13 ottobre, sempre nella Basilica di San Siro, il Mons. Vicario Generale canta e presiede i Solenni Secondi Vespri, al seguito dei quali celebra la Solenne Messa Vespertina.
Raffigurazione. Nelle prime raffigurazioni di San Romolo Vescovo, egli veniva rappresentato coi paramenti episcopali (mitra, pastorale e piviale) ma anche con l'emblema dell'autorità civile e militare (la spada sguainata in mano) quale Defensor della Città. "Divenuto di fatto il Vescovo Romolo l'Apostolo della Terra Matuziana, ... ne fu proclamato custode e difensore. le sue immagini furono situate nei posti d'onore insieme a quelle della Madonna della Costa e ce lo rappresentano infatti col doppio simbolo del Pastorale e della spada snudata nella destra" - Rossi, Storia di San Remo.
Questa statua lignea, del Antonio Maria Maragliano (1664-1741) è venerata nel Battistero di San Giovanni, a fianco della Basilica di San Siro, e rappresenta S. Romolo, Vescovo, Benedicente, col la Spada e lo stemma civico di San Remo, a raffigurare il patronato del Santo sulla Città Sanremese
Sacre Reliquie.
I suo corpo fu sepolto prima nella chiesa di San Siro, vicino alla chiesa battesimale di San Giovanni. Nel 879, il Vescovo Sabatino fece traslare le spoglie del Santo via mare a genova, ove furono sepolti nella basilica dei dodici Apostoli, detta in seguito di San Siro. In seguito alcune insigni reliquie furono portate custodite anche nella chiesa Cattedrale di Genova. Anche nella nostra Basilica si venerano alcune reliquie di San Romolo, riportate nel alcune conservata nel "busto" dorato seicentesco che rappresenta il Santo e che viene esposta in alcune occasioni solenni durante l'anno (ad esempio la Solennità di Ognissanti o del Santo Patrono); mentre un frammento di cranio è custodito in un reliquiario settecentesco in argento, raffigurante lo stemma civico (“di rosso al leone coronato d’oro, rampante e poggiante sulla palma al naturale, piantata su terreno erboso”). Le Sacre reliquie vennero richieste dal Comune di San Remo al Senato della Serenissima Repubblica di Genova e arrivarono per mare il 27 giugno 1681 e portate in solenne processione, molto clero e popolo convenuti, fino alla Collegiata di San Siro, al suono di tutte le campane della città.
reliquiario solennemente busto di S. Romolo con cero esposto sull'altar maggiore votivo offerto dal Sig. Sindaco
Campana A San Romo è dedicata la prima della dieci campane del campanile della Basilica di S. Siro, con la sentenza: Sancto Romulo, qui civitati huic nomen et praesidium tribuit, auxilium donat. (clicca qui)
Inno e canto a San Romolo e Sonetto per il Santo (clicca qui)
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